ARTIS, Scuola all’aperto e Outdoor Education

       Il Progetto ARTIS e Outdoor Education

ARTIS -Accessibilità Roma Tre Innovazione tecnologica Sostenibilità

Coordinatore Scientifico: Franca Orletti, Dipartimento di Studi umanistici
Partner di Ateneo per il Dipartimento di Scienze della Formazione: Sandra Chistolini
L’accessibilità indica la valorizzazione d’un habitat per garantire a ogni individuo una vita autonoma senza preclusioni dovute a questioni di età, conoscenze, abilità (fisiche e sensoriali). Il progetto propone la creazione d’un polo di riferimento, un laboratorio d’accessibilità comunicativa come interfaccia fra Roma Tre e le Istituzioni pubbliche, private e del terzo settore per promuovere una cultura della sostenibilità. Il focus risiede nella progettazione di percorsi culturali e paesaggistici in aree urbane ed extraurbane di Roma dal patrimonio naturalistico e storico rilevante, con innovativi strumenti audiovisivi informatici gestibili anche all’aperto. L’obiettivo prioritario intende favorire la fruizione di questo patrimonio da parte della collettività, con particolare riguardo per le persone che per varie ragioni (basso grado d’acculturazione, conoscenza limitata dell’italiano in quanto L2, disabilità sensoriali, età: Lifelong learning) avrebbero difficoltà in tale ricezione.
Tra i risultati attesi ci sono: a) la valorizzazione anche turistica di territori ancora trascurati in tal senso; b) la riscoperta e la riappropriazione da parte della collettività del suo territorio.
-Accessibilità, in particolare quella comunicativa. L’ambito dell’accessibilità comprende tradizionalmente l’eliminazione delle barriere architettoniche (fisiche e senso-percettive), ma il suo campo d’azione non si esaurisce in questo aspetto: attiene anche al miglioramento delle relazioniuomo-ambiente e alla qualità dell’abitare. Tale obiettivo non si consegue mediante la semplice applicazione di norme e regolamenti, ma grazie a progetti basati sulla centralità delle persone. In questa dimensione, molto chiara quando occorre intervenire sul patrimonio culturale, assume un particolare rilievo l’accessibilità comunicativa. Il tema è stato oggetto di trattazione nei vari ambiti di ricerca di linguistica applicata e linguistica computazionale che si sono occupati del problema della semplificazione della comunicazione istituzionale e dell’uso di sistemi linguistici e comunicativi diversi nel caso delle disabilità sensoriali: le guide in LIS per i sordi, ad esempio, e i percorsi tattili per non vedenti e gli ipovedenti. Proprio per la fruizione dei beni culturali da parte di questi utenti, impossibilitati ad accedervi in totale autonomia, è fondamentale il ruolo di tecnologie innovative dirette a favorirne la piena inclusione e l’accessibilità al patrimonio. Fra le tecnologie al servizio della semplificazione dei dati linguistici non va dimenticato il TAL (trattamento automatico del linguaggio), che gode di una lunga tradizione di studi e che ha subito un’accelerazione negli ultimi dieci anni: Gli strumenti TAL offrono la possibilità di intercettare parametri di complessità linguistica molto raffinati. A differenza dei tradizionali indici di leggibilità, tipicamente basati sulla lunghezza delle frasi, i nuovi indici computano parametri linguistici molto articolati, come quelli sintattici.
– Nozione di museo diffuso. Com’è noto, un museo diffuso, diversamente da un normale museo, non è circondato da mura, ma interessa un territorio caratterizzato da un patrimonio naturalistico e storico-artistico particolarmente rilevante, che merita di essere tutelato, valorizzato e restaurato. Gli oggetti che espone, accanto a quelli di interesse etnografico e storico, sono i paesaggi (naturali e antropizzati), l’architettura, i siti, le testimonianze orali della tradizione: un sistema unitario di beni culturali posti in relazione tra loro mediante dispositivi che ne assicurino l’accessibilità e l’intelligibilità. Il museo diffuso non sottrae, dunque, elementi ai luoghi in cui sono stati creati dislocandoli sui piani fisico e concettuale dal contesto di provenienza e talora offrendone una ristretta campionatura, eterogenea e incoerente: al contrario, trasforma lo stesso territorio in una collezione vivente e in evoluzione, da scoprire, percorrere, comprendere nella sua dimensione reale e globale. In questa nuova tipologia museale, che esige un approccio necessariamente interdisciplinare per potere interpretare tutta la polisemica complessità del territorio in diacronia e in sincronia, l’efficacia comunicativa della forma espositiva costituisce un aspetto fondamentale.
– Ambiente come una scuola all’aperto. La positività dell’educazione all’aperto è un punto fermo nella pedagogia per l’impatto educativo che deriva dalla sollecitazione di tutti i sensi e di tutte le facoltà dell’essere umano nel momento in cui vive in un ambiente naturale. La tradizione culturale più recente riscopre il valore dell’esperienza all’esterno, nel bosco, nel prato, nell’orto come formazione al rispetto dell’ambiente e come educazione alla acquisizione di comportamenti che salvaguardano la vita di relazione con sé stessi, con gli altri, con le cose. Dall’educazione intellettuale, a quella morale e a quella sociale, il rapporto con la natura fa crescere il bambino, orientandolo verso l’armonia interiore ed esteriore. Nell’interazione del bambino con il bene culturale paesaggistico si apre, rispetto alla comunicazione favorita e inventata, un discorso innovativo e sperimentale, rintracciabile a due livelli di analisi: il primo riguarda la comunicazione bambino-natura; il secondo l’estensione di quest’ultima nella rete. L’anello di congiunzione tra i due livelli è dato dal museo vivente outdoor.

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